Mi accade spesso di lanciarmi in uno dei miei cavalli di battaglia della conversazione o della scrittura, con un argomento che so declinare in una infinità di varianti e che si intitola “La scuola è morta”. Il discorso non vale ovviamente solo per la scuola. In altri settori, considerati più importanti, il decesso è avvenuto prima. Prendiamo la televisione: qui la data di morte è il 1960. Perché così presto? Anche qui nessun mistero: il sistema oligarchico partitocratico si è accorto che la televisione è un potente mezzo di controllo e ne inizia con lungimiranza la lottizzazione precoce. Il 1960 è l’ultimo anno in cui alla RAI si viene assunti tramite concorso pubblico: dopo di allora si potrà entrare soltanto in quota di un partito, di governo o di opposizione forte. Il decesso non avviene in un giorno, si protrae anzi per decenni ma quello che è certo è che quando nascono le televisioni commerciali la RAI è già un cadavere ambulante. Quindi la vulgata che Berlusconi con le sue televisioni spazzatura abbia ridotto in pattume anche il servizio pubblico è falsa: ci hanno pensato da soli. Nel 1989 la RAI chiude il gioco a quiz Paroliamo, che richiede ai partecipanti il possesso di una buona conoscenza della lingua italiana, con l'affermazione che si tratta di un gioco troppo difficile, e con ciò sancisce l’avvenuta sepoltura.
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