Basandovi anche soltanto sui ricordi scolastici, provate a nominare un unico scrittore la cui esistenza sia stata felice. Se quel nome non vi sovviene, non è un caso, né è una sfortunata serie di coincidenze quella che ha fatto sì che fra gli scrittori abbondassero gli sbandati, i reietti, gli alcolizzati, i folli, i suicidi. Il Manzoni inquieto e insoddisfatto scrisse i Promessi sposi, il Manzoni tranquillo padre di famiglia non scrisse più una beneamata mazza.
Per poter sperare di essere uno scrittore valido, dovreste sperare di possedere un animo tormentato e condurre un’esistenza infelice o almeno colma di amarezze e insoddisfazioni. Se il vostro profilo corrisponde a quello di un pacifico e contento frequentatore di centri commerciali, fruitore di televisione generalista e inseguitore dell’ultimo modello di smartphone, difficilmente dalla vostra penna uscirà un pensiero degno di questo nome.
Non dico che dobbiate per forza indulgere all’eccesso di alcol, alle sregolatezze sessuali, al consumo di sostanze stupefacenti. Però, dati statistici alla mano, aiuta.
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