Il bello è che ho sempre voluto fare lo scrittore, fin da piccolo. Sì, va bene, per un certo periodo durante l’adolescenza avevo ceduto il passo al regista cinematografico. Ma è durata poco: il tempo di dissipare l’idealismo giovanile e scoprire che la realizzazione di un film passa soprattutto attraverso la ricerca di qualcuno che ci metta i soldi. Non solo: questo qualcuno ha pure l’ardire di volere i suoi soldi indietro e addirittura moltiplicati. Troppa pressione, troppa ansia. Niente di adatto a me. Scrittore quindi, mi dicevo. E di successo, pure.
A mia scusante posso addurre il fatto che, come tutti i ragazzi, ero incapace di assumere altri punti di vista. Io ero fatto così, vivevo di lettura e davo per scontato che si trattasse di un comportamento diffuso. Avvisaglie del contrario le avevo già ricevute ma data la mia giovane età non ero ancora stato in grado di elaborarle.
Era accaduto infatti che con un tema avessi vinto un concorso per bambini delle elementari bandito da un locale supermercato (ero bravino a scrivere anche allora) e i miei genitori mi accompagnarono dal direttore per ricevere l’ambito premio. Per il quale c’era addirittura scelta: o un bel giocattolo oppure un’enciclopedia.
Non ricordo ovviamente il volto, ma ho ancora ben presente l’espressione del direttore quando dissi che preferivo di gran lunga l’enciclopedia. Mi chiese più e più volte se fossi sicuro della mia scelta. Poi fece i complimenti ai miei genitori per un figlio così attaccato alla cultura già da bambino, ma dentro di sé non credo mi pronosticasse un gran futuro.
Fra l’altro: oggi le enciclopedie non valgono più niente e si comprano a pochi centesimi il quintale, sorpassate e surclassate da Wikipedia; le piste di automobiline vintage invece sono assai quotate su Ebay. Sui soldi e su come farli, già allora non ci capivo una mazza.
Nessun commento:
Posta un commento