venerdì 15 novembre 2024

La sensazione di potere (1)

 


La sensazione di potere

di Isaac Asimov

traduzione di Marco Scaldini (titolo originale Feeling of Power, 1958)

 

Jehan Shuman era abituato a trattare con gli uomini in posizioni di comando nella guerra che da anni imperversava sulla terra. Era solo un civile, però sapeva creare programmi di alto profilo per i computer di guerra. Di conseguenza i generali gli prestavano ascolto, così come i capi dipartimento della politica.   

Era presente un rappresentante di ognuna delle due categorie nella sala speciale del Nuovo Pentagono. Il generale Weider era abbronzato dai viaggi spaziali e aveva una bocca piccola, così contorta da disegnare un cinque. Il deputato Brant era perfettamente rasato e con gli occhi acquosi; fumava tabacco proveniente da Deneb V con l’aria di uno il cui patriottismo era talmente scontato da concedergli quel tipo di libertà.

Shuman, alto, sicuro di sé e programmatore di primo livello, li affrontò con disinvoltura.

«Signori, vi presento Myron Aub», disse loro senza indugiare.

«Sarebbe dunque lui quello dotato del talento speciale, che lei ha scoperto quasi per caso» disse in tono neutro il deputato Brant.

«Ma guarda!» aggiunse dopo un po’, osservando l’ometto, dalla testa pelata come un uovo, con curiosità condiscendente.

Costui, dal canto suo, si torceva le mani per l’ansia. Non si era mai neppure avvicinato a uomini così importanti prima di allora; era soltanto un tecnico di livello base ormai invecchiato nel suo posto, avendo molto tempo prima fallito i test attitudinali destinati a individuare le persone più dotate intellettivamente. Da allora si era rifugiato nella quotidianità di un lavoro di routine. Certo, aveva continuato a coltivare quel suo piccolo hobby, per il quale adesso quel programmatore di alto livello aveva montato un caso, dopo averlo scoperto.

Toccò al generale Weider parlare: «Trovo francamente infantile tutta questa aura di mistero.»

«Fra un minuto non dirà più così» obiettò Shuman. «Si tratta di qualcosa che non possiamo dare in pasto al grande pubblico... Aub!»

continua...

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