«A cosa può servire un neonato, signor Presidente? Al momento la sua utilità è nulla, ma non vede forse che siamo all’inizio del percorso di liberazione dalle macchine? Consideri, signor Presidente», a quel punto il deputato si alzò e la sua voce profonda assunse con un collaudato meccanismo la cadenza che usava nei discorsi in pubblico, «che la guerra denebiana è una guerra di computer contro computer. I loro computer elaborano uno scudo impenetrabile ai nostri missili e lo stesso facciamo noi contro i loro. Non appena noi miglioriamo le prestazioni dei nostri computer, loro fanno altrettanto, e ormai da cinque anni vivamo su questo precario equilibrio. Ebbene, adesso abbiamo fra le mani un metodo per andare oltre i computer, mettendoli da parte e facendone a meno. Combineremo la meccanica dei computer con il pensiero umano; avremo computer dotati di intelligenza artificiale, in numero incalcolabile. Non sono in grado di prevedere le conseguenze in dettaglio ma saranno di portata immane. E se Deneb ci arrivasse prima di noi, potrebbe significare la catastrofe.»
Con aria preoccupata il presidente disse: «Che cosa dovrei fare secondo lei?»
«Conceda il pieno appoggio del governo a un piano segreto per lo sviluppo del calcolo umano. Lo chiami Progetto 63, se vuole. Io posso risponderne per il mio comitato, ma avrò necessità dell’appoggio dell’amministrazione per difendermi dalle opposizioni.»
continua...
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