giovedì 6 novembre 2025

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Lussu, armato della sua pistola di guerra, sparò verso il caporione della banda fascista che voleva penetrare nella sua casa, uccidendolo.
Una colonna fascista il 31 ottobre 1926 assalta la casa di Emilio Lussu. La vicenda in dettaglio.
" ...Lussu sentì la colonna fascista avvicinarsi, ma prima di arrivare a lui ebbero la premura di saccheggiare la vicina tipografia del giornale democratico-cristiano il “Corriere” e distruggere lo studio legale dell’avv. Angius.
La colonna era comandata dal avv. Cao di San Marco, vecchio compagno di Lussu.
Una volta ammassatasi di fronte alla casa di Lussu, la colonna fascista riuscì senza troppa fatica a sfondare il grande portone. Solo la porta dell’appartamento ora faceva da ostacolo alla furia delle camicie nere.
Interessante, soprattutto ai fini del processo, furono le dichiarazioni delle due parti. Lussu dichiarò di aver avvisato i fascisti della sua presenza in casa e del fatto di essere inoltre armato, mentre questi dichiararono che l’assalto fu ordinato solo perchè convinti che la casa fosse deserta.
Una volta sfondato il portone principale, la colonna si divise in tre parti: un gruppo di fascisti cercò di forzare la porta dell’appartamento, un altro cominciò la scalata ai balconi e l’ultimo fece il giro della casa per passare dal cortile sul retro.
Di fronte alla casa, sulla piazza, la folla simpatizzante incitava gli aggressori alla grande impresa.
Battista Porrà, aiutato dalla folla, fu il primo che riuscì a raggiungere il balcone. Gli porsero il ramo di un albero vicino per forzare la persiana chiusa e fu a questo punto che Lussu, armato della sua pistola di guerra, sparò verso di lui.
L’assalitore, colpito a morte, cadde nella strada sottostante, tra le braccia dei camerati.
Nel frattempo la folla lasciava in tutta fretta la piazza. Più volte Cao di San Marco tentò di riordinare la colonna ma i suoi appelli furono vani. Al processo contesterà il ruolo svolto, dicendo di essersi trovato nella Piazza solo ed esclusivamente per difendere Lussu dall’aggressione fascista.
Mezz’ora dopo, polizia e carabinieri avevano accerchiato la casa. Il questore e il commissario si presentarono alla porta di Lussu e lui, ancora armato, chiese che solo il commissario, con le mani alzate, potesse entrare. Appurata la presenza di “autorità legali”, anche il questore venne ricevuto nella casa.
Di fronte alla comunicazione dell’arresto, Lussu cercò, con il codice penale in mano, di far leva sulla legittima difesa e sull’immunità parlamentare, essendo egli un deputato, ma tutto ciò non servì. Fu ammanettato e condotto in carcere dai carabinieri.
Al fascista ucciso vennero concesse onoreficenze e funerali solenni, con la partecipazione delle autorità, la magistratura, il prefetto e le camicie nere provenienti da tutta la provincia.
 
 
Cosa si impara da questa storia? Che i fascisti finché c'è da accanirsi in tanti contro nessuno sono baldi e fieri. Non appena però gli spari addosso scappano a gambe levate e non c'è verso di convincerli a tornare indietro,
 

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