domenica 17 novembre 2024

La sensazione di potere (4)


 

            «Prosegua.»

«Sette per tre fa ventuno, e io scrivo ventuno. Poi tre per uno fa tre, così scrivo un tre sotto il due del ventuno.»

«Perché proprio sotto il due?» chiese Brant d’improvviso.

«Perché...» Aub guardò smarrito il suo superiore in cerca di aiuto.

«È difficile da spiegare», disse Shuman, «ma se per il momento vi limitate a osservare il suo lavoro, possiamo lasciare i dettagli ai matematici.»

Brant fece un cenno di assenso e Aub proseguì: «Tre più due fa cinque, vedete, così il ventuno diventa un cinquantuno. Adesso lasciamo questo da parte per un momento e ricominciamo. Moltiplico sette per due, che fa quattordici, e uno per due, che fa due. Li scrivo in questo modo, addizionandoli per ottenere trentaquattro. Quindi metto il trentaquattro sotto al cinquantuno in questo modo e li addiziono, ottenendo trecentonovantuno, che è la risposta.»

Ci fu qualche istante di silenzio, poi il generale Weider disse: «Non mi convince. Questo tipo recita una filastrocca fatta di numeri che moltiplica e addiziona in un modo e nell’altro, ma non mi convince. È troppo complicato per non essere altro che una qualche forma di raggiro.»

«Oh no, signore», replicò Aub affrettatamente. «Sembra complicato soltanto perché è la prima volta. Al contrario, le regole sono abbastanza semplici e funzionano con qualsiasi numero.»

«Qualsiasi numero ha detto?» ghignò il generale. «Bene, vediamo questo allora.» Estrasse il suo computer (un modello GI dalle linee sobrie) e digitò a caso sulla tastiera. «Mi calcoli cinquemilasettecentotrentotto... scriva» disse ad Aub indicando il taccuino.

            «Sissignore», rispose costui, prendendo un nuovo foglio di carta.

            «E ora – seguirono altri numeri digitati a caso – settemiladuecentotrentanove. Ha fatto?»

            «Sissignore.»

            «Bene, li moltiplichi fra loro.»

            «Ci vorrà un po’ di tempo», pigolò Aub.

«Non abbiamo fretta», disse il generale.

«Esegua, Aub», lo spronò Shuman.

Aub si mise al lavoro, chino sul suo taccuino. Prese prima un foglio, poi un altro ancora. Il generale estrasse l’orologio e lo fissò ostentatamente. «Ha finito con i suoi trucchetti, tecnico?»

«Quasi, signore. Ecco, ce l’ho: quarantuno milioni cinquecentotrentasettemilatrecentoottantadue.»

            Aub mostrò le cifre scarabocchiate che davano il risultato. Il generale Weider sogghignò, poi premette il pulsante per la moltiplicazione, mise a fuoco gli occhi sul risultato e rimase a fissarlo. Infine si lasciò sfuggire un grido strozzato di sorpresa.

«Per tutte le galassie! Non posso crederci... questo tizio ha ragione.»

* * *

 continua...

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