Ma non sono io a dirlo. Se ne era già accorto, solo per citare un nome noto, Carlo Levi. Riporto un passaggio da Cristo si è fermato a Eboli (1945).
«Noi non possiamo prevedere quali forme politiche si preparino per il futuro: ma in un paese di piccola borghesia come l’Italia, e nel quale le ideologie piccolo-borghesi sono andate contagiando anche le classi popolari cittadine, purtroppo è probabile che le nuove istituzioni che seguiranno al fascismo, per evoluzione lenta o per opera di violenza, e anche le più estreme e apparentemente rivoluzionarie fra esse, saranno portate a riaffermare, in modi diversi, quelle ideologie; ricreeranno uno Stato altrettanto, e forse più, lontano dalla vita, idolatrico e astratto, perpetueranno e peggioreranno, sotto nuovi nomi e nuove bandiere, l’eterno fascismo italiano.»
Basta solo una parola (bruttissima) per dimostrare la tesi leviana dell’eterno fascismo italiano: resilienza. Poiché parlare di resistenza pare brutto ed evoca ricordi poco graditi a chi governa oggi, le si preferisce ormai questo orribile lemma.
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